“La Voce é uno strumento per tutti. Nella gola di ciascuno di noi ci sono delle piccole pieghe: vengono chiamate corde vocali e, anche se non assomigliano affatto a quelle del violino o della chitarra, servono a fare musica. Se ben “educate”, attraverso lo studio, e ben curate, attraverso periodici controlli, ci consentono di emettere delicate e armoniose melodie, trilli e gorgheggi, per la gioia di chi ascolta.”
La voce cantata deve essere guardata da una doppia prospettiva, scientifica e artistica: esse sono inevitabilmente legate. L’approccio per conoscere la voce del cantante dovrebbe, quindi, sempre includere questi due aspetti. Spesso, però, purtroppo, non è così. La voce del cantante rappresenta un sottogruppo speciale nel campo della voce. Vi sono delle differenze tra la fisiologia del canto e la voce parlata e, spesso, i pazienti cantanti sono considerati una sfida per il foniatra.
Tuttavia, per superare molti di questi ostacoli, innanzitutto, è necessaria empatia, fondamentale nel rapporto medico-paziente, che, come in molti altri casi, fa parte degli effetti terapeutici. Per realizzare ciò, il medico deve conoscere il modo in cui si esprimono i cantanti. Una importante considerazione è che, a tutt’oggi, vi sono degli insegnanti di canto e cantanti che preferiscono non sapere nulla su come funziona la voce e otorinolaringoiatri, foniatri e logopedisti che sono completamente all’oscuro circa l’aspetto artistico, inevitabilmente legato alla voce del cantante.
Non tutti possiamo diventare grandi cantanti, ma tutti noi abbiamo lo stesso strumento e la voce umana può essere addestrata per produrre un suono acusticamente efficiente. In ogni caso, non tutti hanno lo strumento vocale che permette loro di essere un cantante d’opera. Questo dono è raro e basato, in primo luogo, sulla fisiologia e poi sull’acquisizione di una tecnica di canto. Molti cantanti professionisti hanno vissuto un importante cambiamento nella qualità, volume e tono della voce grazie alla tecnica. E’ stato anche dimostrato che i cantanti addestrati sono in grado di attivare aree diverse del cervello, che risultano avere una più efficiente risposta allo stimolo musicale rispetto a quelli dei non-cantanti.
Una buona tecnica vocale è, quindi, uno strumento che permette di raggiungere una grande abilità. La conoscenza della tecnica del canto è importante per i foniatri perché incide sempre, in misura maggiore o minore, in qualsiasi problema vocale che colpisce un cantante. D’altra parte i cantanti spesso imparano a cantare in un modo pratico, senza sapere che cosa accada a livello fisiologico. Importanti caratteristiche della fisiologia della voce cantata sono rappresentate dalla postura, “nobile” postura, cioè, posizione eretta, ma senza tensione al collo, essenziale per ottenere una buona emissione vocale; dalla respirazione. Importante per il cantante conoscere la laringe: molti cantanti dimostrano una misconoscenza dell’apparato vocale durante l’esecuzione di una fibrolaringoscopia, e, nonostante magari cantino da molti anni, dichiarano di non essersi mai sottoposti a tale esame prima di allora. Il cantante impara attraverso la tecnica a cambiare volontariamente la forma e la posizione dei componenti mobili del tratto vocale (laringe, palato molle, lingua).
Lo scopo di questi cambiamenti è in primo luogo, ottenere il massimo potenziale vocale con minimo sforzo muscolare e amplificare il suono emesso aumentando la risonanza. Per fare questo sono necessari una buona respirazione e la conoscenza della glottide. Quando ci si approccia all’esame del cantante è essenziale, come prima cosa, una approfondita anamnesi, quindi ricostruire al meglio la storia clinica e artistica del cantante. Importante considerare che l’individuo, di solito, tende a consultare il medico quando si presenta un problema specifico relativo alla voce.
Un aspetto importante che il foniatra deve prendere in considerazione è l’elevato livello di ansia che questi pazienti a volte hanno quando si rivolgono ad un medico. Sono consapevoli che i loro problemi sono in una certa misura diversi rispetto al resto dei pazienti e spesso hanno paura a priori di non essere compresi dal medico. In alcuni casi il cantante non si rivolge al foniatra per un problema di voce, ma per una sensazione propriocettiva diversa che egli non riconosce. Si deve considerare che i cantanti ogni giorno, per anni e anni, cantano con due riferimenti: uditivo e propriocettivo. Il riferimento uditivo o auto-ascolto è la capacità di educare l’orecchio a riconoscere quando il suono è corretto o meno; quello propriocettivo viene continuamente utilizzato nell’insegnamento del canto, per istruire il cantante sulle sensazioni giuste che devono accompa gnare la giusta emissione.
È quindi normale che i cantanti, essendo abituati ad essere seguiti con tanta cura, siano molto precisi nel descrivere i sintomi. Nella anamnesi è bene utilizzare una scala di valutazione per i sintomi soggettivi come un questionario sulla qualità della vita relativa alla voce nonché un indice di incapacità vocale adattato ai cantanti. Il foniatra indagherà, in seguito, su malattie o interventi chirurgici precedenti, uso di farmaci, alcuni dei quali possono avere una influenza sulla voce. Il passo successivo nella valutazione è quello di ascoltare la voce, parlata e cantata. Una fibrolaringoscopia, poi, è fondamentale nella valutazione della patologia della voce. Nel caso della voce cantata, è particolarmente importante valutare i pazienti attraverso un fibroscopio flessibile, per esaminare la laringe in posizione fisiologica e mentre il paziente canta.
Il medico foniatra deve impegnarsi il più possibile per comprendere le problematiche del cantante e deve essere capace, con la sua competenza e la sua intuizione, di valutare tutti gli aspetti del paziente che ha di fronte, un artista.
Tosca – Giacomo Puccini
La voce è il suono prodotto dalla vibrazione di due strutture muscolari poste nel collo, dette corde vocali, messe in vibrazione dall’aria espirata dai polmoni; esso è poi modulato dalle risonanze delle due cavità che compongono il canale vocale: la faringe e la bocca. Durante la fonazione le corde vocali agiscono come trasduttori che convertono le forze aerodinamiche generate dal mantice polmonare in energia acustica. L’apparato respiratorio è un insieme di organi deputati innanzitutto agli scambi gassosi fra l’aria atmosferica ed il sangue e, secondariamente, a produrre un flusso aereo necessario all’espletamento di numerose funzioni quali: la fonazione, la tosse e l’espettorazione, il raschio, lo starnuto, il soffio, il fischio.
Le parti che compongono questo apparato sono: la gabbia toracica, costituita da una porzione scheletrica e da una muscolare, le vie aerofore ed il polmone. I muscoli respiratori vengono generalmente suddivisi in tre gruppi: inspiratori principali (diaframma e muscoli intercostali esterni), inspiratori secondari (scaleni, sternocleidomastoideo, piccolo e grande dentato, piccolo e grande pettorale) ed espiratori (intercostali interni, muscoli addominali). Il diaframma è un muscolo piatto cupuliforme che separa la cavità toracica da quella addominale ed è costituito da una porzione muscolare periferica con fasci che convergono verso la parte centrale aponevrotica la quale ha una forma grossolanamente a trifoglio.
Ha inserzioni posteriori a livello delle prime vertebre lombari, inserzioni costali sulla faccia mediale ed i margini superiori delle ultime sei coste, una inserzione sternale sulla faccia posteriore dell’appendice xifoidea. Presenta diversi orifizi attraverso i quali passano dal torace all’addome l’esofago, strutture vascolari (aorta, vena cava inferiore, vene azygos ed emiazygos, vasi toracici interni), il dotto toracico e strutture nervose (catene del simpatico, vago, nervi grandi e piccoli splancnici).
È il muscolo respiratorio principale che contraendosi durante l’inspirazione si appiattisce vincendo la pressione positiva addominale. Il tipo di respirazione è molto importante nella produzione vocale. Il respiro toracico superiore che si realizza soprattutto con movimenti costali a «leva di pompa» è facilmente induttore di disfunzionalità nei pazienti che utilizzano spesso la voce direttiva o proiettata perché oltre a mobilizzare quantità limitate di aria non permette una regolazione del flusso espiratorio; esso viene quindi delegato alla laringe che deve assumere il doppio ruolo di rubinetto e di vibratore. Nella respirazione toraco-addominale il movimento costale a «manico di secchio» e l’abbassamento del diaframma consentono rifornimenti di aria adeguati a qualsiasi esigenza vocale; inoltre mediante l’antagonismo addomino-diaframmatico (gli addominali spingono ed il diaframma mantiene una contrazione tonica) si ottiene un dosaggio preciso del flusso espiratorio e delle pressioni sottoglottiche secondo la necessità della voce. In certi casi può risultare efficace la respirazione vertebrale che si realizza con una brusca flessione del rachide; viene impiegata fisiologicamente nella voce di insistenza o di pericolo ma se utilizzata in modo prolungato innesca un circolo vizioso di sforzo vocale con conseguente disfunzionalità.
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