La disfonia funzionale: come migliorarne la prognosi? Febbraio 22, 2016 – Posted in: Articoli sulla Voce

di Rosanna De Vita

La disfonia si definisce come una alterazione qualitativa e/o quantitativa della voce parlata, in cui vi è una modificazione funzionale e/o strutturale di uno o più organi coinvolti nella sua produzione e/o una inadeguatezza delle relazioni dinamiche fra le diverse componenti dell’apparato pneumo-fonatorio. Quando si parla di disfonia disfunzionale ci si riferisce ad un insieme di disordini vocali che hanno come comune denominatore una alterazione della voce associata a normale morfologia e motilità delle corde vocali, in assenza di modificazioni organiche primarie delle strutture anatomiche interessate alla creazione della voce. Molto importante sottolineare che la valutazione dei disturbi vocali deve essere necessariamente di tipo multidimensionale.

Fondamentali, dunque, risultano l’esame clinico, l’analisi uditivo-percettiva e l’autovalutazione. Quest’ultima, introdotta nel campo della diagnosi delle patologie della voce ormai da molti anni, ha prodotto degli importanti risultati nello scenario clinico e scientifico. Attualmente, tuttavia, non esistono studi che hanno esplorato le diverse opzioni di trattamento per i pazienti con disfonia disfunzionale. Importante sottolineare che, innanzitutto, per migliorare la prognosi del paziente il primo passo è una corretta diagnosi multidisciplinare al fine di escludere disturbi di altra natura, quali neurologici e/o psichiatrici, una attenta descrizione qualitativa del disordine vocale per il confronto dopo il trattamento, una valutazione acustica per raccogliere dati sul meccanismo coinvolto nella produzione della voce, la somministrazione di questionari di autovalutazione per valutare l’impatto del problema voce sulla base del punto di vista del paziente, il rinvio alla valutazione psicologica in caso di sospetta ansia e/o depressione. La voce umana è un fenomeno complesso: la qualità vocale di un individuo dipende da caratteristiche anatomofunzionali, ma non solo.

Determinanti, infatti, risultano i tratti psicologici e gli aspetti sociali e professionali del paziente ed ogni disordine che può frenare la produzione della voce naturale ha necessariamente un impatto sulla qualità della vita. Le disfonie vengono tradizionalmente classificate in due principali categorie: organiche e funzionali. Tuttavia, l’ ” etichetta” di disturbi vocali funzionali e la rigorosa suddivisione tra disfonie organiche (patologia laringea identificabile) e funzionali (assenza di alterazioni laringee evidenti) è stata posta in discussione da numerosi Autori. Esistono, infatti. quadri di passaggio nei quali il confine nosologico è difficilmente tracciabile, quali disfonie funzionali con esito organico. L’esame clinico della laringe è al centro della visita medica in presenza di un sintomo che riguardi la voce. Le strutture della laringe, ed in particolare le corde vocali, vengono valutati durante la respirazione e la fonazione attraverso la fibrolaringoscopia, grazie alla quale è possibile l’osservazione e l’eventuale individuazione di anomalie delle corde vocali e/o delle zone circostanti. La laringoscopia rigida fornisce una chiara visione ingrandita delle corde vocali.

Tuttavia, durante l’esame, la lingua deve essere tenuta dall’esaminatore, pertanto, non può essere eseguita la valutazione delle corde vocali in azione (mentre il paziente canta o parla). La laringoscopia flessibile viene eseguita attraverso il naso; essa non impedisce di parlare o cantare, dunque, il laringoscopio flessibile consente l’esame delle corde vocali in azione (vale a dire, mentre il paziente canta o parla ). Tuttavia, anche se quest’ultima è uno strumento fondamentale per la valutazione del disordine vocale, essa non dovrebbe essere l’unico metodo usato a scopi diagnostici. Un esame esterno (palpazione) della muscola estrinseca laringea, del collo, della mandibola e l’osservazione di gesti facciali durante la fonazione, può aggiungere importanti informazioni.